Inceneritore Lucart: il ‘no’ di Remaschi

31 gennaio 2009

FIRENZE – Anche il consigliere regionale del Partito democratico, Marco Remaschi, interviene in merito alla questione della costruzione di un termovalorizzatore a Diecimo. Per Remaschi infatti l’inceneritore a Diecimo sarebbe incompatibile con la vocazione socio-economica dell’intero territorio e, quindi, si dice contrario alla sua costruzione.

Una previsione incompatibile con le caratteristiche territoriali, ambientali ed economiche del luogo”. Sulla vicenda del progetto inceneritore della Lucart a Diecimo torna ad intervenire anche il consigliere regionale del PD Marco Remaschicon una valutazione non pregiudiziale, ma maturata sulla base delle riflessioni e delle analisi svolte nel tempo rispetto al progetto caldeggiato dall’azienda”.

Già due anni fa – ricorda Remaschi – sostenni pubblicamente la necessità di una attenta valutazione del progetto rispetto alle caratteristiche ambientali, sociali, territoriali ed economiche dell’area interessata dall’iniziativa, invitando a smorzare la polemica politica pretestuosa e confidando nella capacità degli amministratori di valutare attentamente i bisogni e le legittime esigenze del territorio. Tale valutazione oggi rende chiaramente evidente l’intollerabilità di un impianto del genere per il territorio, anche in ragione della sua vocazione”.

Il consigliere regionale del Pd aggiunge: “A differenza di altre forze politiche il PD non demonizza la termovalorizzazione in sicurezza quale componente residuale del processo di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, non aderisce alla cosiddetta ‘sindrome nimby’, ma valuta attentamente, nell’interesse pubblico collettivo, pro e contro di scelte giocoforza impattanti sul tessuto locale che vanno ad interessare. Ed in questo caso la valutazione, serena, ragionata, non ideologica, ma basata su evidenze concrete, è che il progetto Lucart in quell’area non ha compatibilità con il disegno di sviluppo assunto come condiviso dalle politiche pubbliche locali e provinciali, oltre che contribuire a realizzare un eccessivo carico sul territorio su più ampia scala, stante la compresenza di altri due impianti nel raggio di poche decine di chilometri”.

Il no all’inceneritore a Diecimo – conclude Remaschi è però anche un invito all’azienda a rivedere lo stesso progetto, e non solo la sua localizzazione, operando una revisione dei processi produttivi al fine di ridurre la produzione dei fanghi residuali dalla lavorazione della cellulosa”.

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