Pirogassificatore, tutte le cose da sapere

03.01.2014

Cari concittadini, forse non a tutti è noto che, in Comune di Borgofranco, nella zona ex-Alcan, è stato realizzato (e presto sarà avviato) un impianto sperimentale di pirolisi (in attesa d’altri?), da parte della società Comimet S.r.l. In detto impianto si effettuerà il trattamento “a caldo” di rifiuti quali plastica, sovvallo di cartiera, scarti legnosi, fanghi biologici, pollina. Standomi a cuore il tema, come a tutti gli abitanti della zona, vorrei, per quanto a mia conoscenza, fissare qualche punto fermo, affinché ciascuno possa farsi un’opinione. Che cos’è la pirolisi dei rifiuti? Il metodo previsto per l’impianto in questione è un trattamento termico dei rifiuti, e consiste in due fasi. (1) Il procedimento di pirolisi consiste nel riscaldare i rifiuti ad una temperatura compresa tra i 400 e gli 800 °C, in assenza di ossigeno, ottenendo la scissione dei legami chimici originari del materiale e dunque liquidi (olio di pirolisi), gas e ceneri. (2) I gas ottenuti dalla pirolisi vengono parzialmente bruciati, raffinati (eliminando catrami, gas acidi e micro-inquinanti) e utilizzati quali combustibile per la produzione, ad es., di calore o energia elettrica. Come si raggiunge la temperatura necessaria? Con bruciatori a metano/gpl e a gas di sintesi. L’impianto di pirolisi è un inceneritore? Sì (art. 2, c. 1, lett. (d), del D. Lgs. n. 133/2005). La pirolisi inquina? Sì. Un impianto di pirolisi produce ceneri, reflui liquidi, scarti (da affidare a ditte specializzate nello smaltimento), ed emissioni in atmosfera che inquinano l’aria, si depositano nel terreno, nell’acqua e sugli alimenti, e vengono assorbite dall’uomo e dagli animali: tra esse polveri sottili (“particolato”) e particelle di minuscole dimensioni (“nanopolveri”). Quali rischi e per chi? Quanto alle emissioni in atmosfera, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha riconosciuto che più la particella è piccola, più è pericolosa per l’uomo. Le polveri sottili sono causa di patologie del sistema immunitario (Prof. Montanari – “La Stampa” del 6/11/2012 p. 50), cardiovascolari e tumorali (Oms). In particolare l’Oms di recente ha statuito: “Esistono prove sufficienti (sufficient evidence) che l’inquinamento atmosferico sia cancerogeno per gli esseri umani. L’inquinamento atmosferico causa il cancro del polmone”; “Esistono prove sufficienti (sufficient evidence) che il particolato atmosferico sia cancerogeno per gli esseri umani. Il particolato atmosferico causa il cancro del polmone” (Monografia Oms-Iarc n. 109 dell’ottobre 2013). L’aria, è evidente, non si ferma al confine amministrativo, ma si diffonde ovunque; di conseguenza nessuno può ritenersi al riparo. Inoltre non bisogna dimenticare che l’impianto di Borgofranco (che ha una capacità autorizzata di trattare c.a 200 kg di rifiuti all’ora) produce, a sua volta, scorie solide e liquide, ossia rifiuti, più o meno pericolosi, da smaltire. I limiti di legge tutelano la salute dei cittadini? Non del tutto. I filtri non trattengono le nanopolveri (che non sono considerate dalla normativa); inoltre, ad es., i limiti fissati dall’Unione europea per l’emissione di “particolato” PM 2,5 saranno (nel 2015) di 25 ?g/m³, mentre l’Oms fissa il livello consigliato a 10 ?g/m³. Sono tutti d’accordo? Mentre il Comune di Ivrea ha espresso “preoccupazione” (25/11/2013) ed il Comune di Borgofranco ha manifestato di non potersi opporre ad ospitare l’impianto sperimentale (26/11/2013), i sindaci dei Comuni di Andrate, Carema, Chiaverano, Montalto Dora, Nomaglio, Quincinetto, Settimo Vittone e Tavagnasco hanno sottoscritto e presentato in Provincia un protocollo d’intesa in cui si mostrano espressamente contrari. Contrari anche i circoli Pd della bassa Valle d’Aosta. Vari Comitati (Dora Baltea che respira, No Piro, Valle Virtuosa) hanno raccolto il dissenso della popolazione locale. I Comuni della Bassa Valle d’Aosta hanno espresso dissenso (Hône, Champorcher) o stanno discutendo della questione (Pont-Saint-Martin, Donnas): ciò anche perché, nel novembre 2012, la Valle d’Aosta ha indetto un referendum sul tema, il cui esito ha imposto alla Regione di non costruire impianti di trattamento a caldo dei rifiuti. Dobbiamo rischiare? Il Parlamento Europeo ha stabilito che, entro il 2020, il recupero energetico dei rifiuti (quali la gassificazione e la pirolisi) sia limitato ai materiali non riciclabili. Ciò indica che il trattamento termico dei rifiuti (come la pirolisi) – a cui già oggi deve per legge essere preferito il riciclaggio – non è il futuro (in tal senso vedasi anche la conferenza tenuta dal Prof. Paul Connet il 31/10/2013 a Pont St. Martin). E’ dunque dubbia l’utilità della sperimentazione predetta. E’ un tema su cui è importante riflettere e mantenere vigile l’attenzione di ogni Istituzione e di ogni Cittadino della Repubblica, la quale, lo si ricorda, tutela l’ambiente (art. 9 Cost.) e “la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività” (art. 32 Cost.). Giuseppe Accattino

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