Individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e …

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00742

Atto n. 1-00742

Pubblicato il 14 marzo 2017, nella seduta n. 783

CANDIANI , ARRIGONI , CENTINAIO , CALDEROLI , COMAROLI , CONSIGLIO , CROSIO , DIVINA , STEFANI , STUCCHI , TOSATO , VOLPI

Il Senato,

premesso che:

con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 2016, recante “Individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale, nonché individuazione del fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, Serie generale, n. 233 del 5 ottobre 2016, è stato pubblicato il rapporto preliminare sul piano nazionale degli inceneritori;

il piano è disposto ai sensi dell’articolo 35 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, e, in particolare, dal comma 1, che prevede che, con decreto adottato dal Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, sia individuata la capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale, nonché il fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati;

gli impianti individuati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale e realizzano un sistema integrato di gestione di rifiuti urbani e assimilati, garantendo la sicurezza nazionale nell’autosufficienza del ciclo integrato di gestione dei rifiuti, così come richiesto dall’art. 16 della direttiva 2008/98/CE;

in merito all’individuazione della capacità di ciascuna Regione e alla localizzazione dei nuovi impianti, l’allegato III del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri riporta quanto segue, per quanto riguarda l’Umbria: “Nella regione Umbria non sono presenti impianti di incenerimento operativi; i rifiuti urbani e assimilati sono avviati presso gli impianti di trattamento preliminari che consentono di soddisfare il relativo fabbisogno di trattamento. Inoltre, la regione ha comunicato che l’impianto di Terni risulta smantellato e privo di titolo autorizzativo. La regione non è oggetto di contenziosi o precontenziosi europei, ma si riscontra un ricorso prevalente allo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani e assimilati. Per tali motivi, la regione è stata individuata per la realizzazione di un nuovo impianto di incenerimento di capacità pari a 130.000 tonnellate/anno di rifiuti urbani e assimilati tale da soddisfare il relativo fabbisogno residuo”;

l’articolo 6 prevede, inoltre, che le Regioni, entro il 30 giugno di ogni anno, possono presentare al Ministero dell’ambiente una richiesta di aggiornamento del fabbisogno residuo regionale di incenerimento dei rifiuti urbani e assimilati individuato in presenza di nuova approvazione di piano regionale di gestione dei rifiuti o dei relativi adeguamenti, o di variazioni che documentino l’attuazione di politiche di prevenzione e di raccolta differenziata, l’esistenza di impianti di riciclo e recupero di materia, l’utilizzo di quantitativi di combustibile solido secondario (CSS) superiori a quelli individuati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o la stipula di accordi interregionali volti a ottimizzare le infrastrutture di trattamento dei rifiuti urbani e assimilati;

considerato che:

nonostante il piano regionale rifiuti dell’Umbria preveda il possibile ricorso all’incenerimento, la Regione non ha fino ad oggi optato per una simile soluzione, optando invece per la trasformazione del residuo secco in combustibile solido secondario (CSS) da inviare fuori regione;

a Terni vi sono ben due potenti impianti, ACEA e Terni Biomassa, formalmente classificati a cosiddetto recupero energetico che, tuttavia, si presentano, a tutti gli effetti, come autentici inceneritori di materie erroneamente considerate biomasse, in quanto si tratta di plastiche e altri elementi fortemente ammorbanti, presenti nel pulper di cartiera;

tali attività, retaggio di una vieta concezione dell’economia affatto improntata alla circolarità, hanno un impatto negativo sulla salute dei cittadini, dimostrato da anni grazie allo studio “Sentieri”, svolto dalla massima istituzione sanitaria nazionale, l’Istituto superiore di sanità;

nel 2015, la ASL 2 ha anche prodotto un rapporto sulla valutazione di alcuni inquinanti atmosferici e ambientali che incidono sulla salute a Terni, stimando in almeno 8 morti all’anno le vittime dovute all’esposizione all’incenerimento;

nel 2016, nella conferenza stampa di presentazione dei dati ambientali, il professor Walter Ganapini, direttore dell’ARPA Umbria, ha rilevato che “L’area vasta Conca Ternana può essere definita sensibile alla luce delle criticità ambientali e sanitarie, e necessita certamente di ulteriori approfondimenti conoscitivi circa tali criticità e le relazioni complesse che tra loro intercorrono, al fine di pervenire ad una aggiornata valutazione ambientale e di esposizione al rischio relativamente a proposte progettuali da cui derivino altri potenziali effetti emissivi, addizionali rispetto a quelli descritti, tali da deteriorare la situazione attuale della Conca”;

a inizio 2017, in vista della conferenza dei servizi decisoria sull’AIA della Terni Biomassa, la ASL 2 ha redatto un ulteriore rapporto, valutando l’aggravamento determinato dal quantum incrementale emissivo prodotto dall’impianto, nel quadro della condizione generale della conca ternana, notoriamente tutt’altro che felice;

a pochi giorni di distanza dall’ultimo incidente occorso giovedì 2 marzo 2017 presso ACEA, che ha sviluppato una nube tossica sopra la città, la Regione Umbria ha convocato una quarta conferenza dei servizi per la procedura coordinata AIA-VIA, in istruttoria presso la Regione su istanza di ACEA del 2014, volta a modificare e aggiungere al combustibile attuale i rifiuti solidi urbani;

tale possibilità è considerata dai cittadini locali come un gigantesco passo indietro nella gestione ambientale. Come riporta la stampa, la conferenza dei servizi sarebbe fissata per le ore 10 di venerdì 24 marzo a palazzo De Santis, via Plinio il Giovane, Perugia, presso la Direzione regionale dell’ambiente;

oltre a questo sconfortante quadro, a Terni esiste anche uno dei SIN più pericolosi d’Italia, con 655 ettari da sottoporre alle relative bonifiche;

considerato, altresì, che:

secondo il piano regionale della qualità dell’aria, Terni è considerata “area prioritaria di risanamento”, senza che tuttavia siano mai stati individuati percorsi specifici per il polo di incenerimento;

purtroppo, la contaminazione alimentare determinata dall’ammorbamento industriale è nel frattempo divenuta realtà, visto che il monitoraggio delle diossine, predisposto negli ultimi anni da parte del Ministero della salute, ha condotto alla distruzione di ben 5 allevamenti di uova all’aperto su 20, giacché le concentrazioni di diossine sono state rilevate al di sopra del livello di allarme. Tali allevamenti, stando alle proiezioni ARPA sull’impatto industriale, si trovavano proprio in zona di massima ricaduta del polo di incenerimento e di quello siderurgico (Terni nord-Terni est);

dal 2015, i due impianti presenti nel territorio ternano hanno registrato una serie di incidenti, l’ultimo, appunto, risale a giovedì 2 marzo con emissioni incontrollate sulla città, che incrementano i dubbi anche sulle condizioni manutentive degli impianti;

atteso che:

i giornali riportano notizie su procedimenti giudiziari aperti contro la massima dirigenza di Terni Biomassa Srl, con avvisi di garanzia per numerose violazioni ambientali. L’azienda tuttavia richiede l’autorizzazione per bruciare plastiche e altro nello stabilimento di Maratta, ma, a tal proposito, si ricorda che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel periodo preso in esame, l’inceneritore della ravennate Terni Biomassa Srl avrebbe bruciato “pulper da cartiera” con un tasso di umidità, nichel, arsenico e cromo oltre i limiti consentiti dalla legge. E non solo; rispetto alle quantità di rifiuti autorizzate per il “recupero energetico” (100 tonnellate al giorno e 3 all’ora) ne sarebbero state incenerite molte di più, fino a 170 tonnellate giornaliere e 7 all’ora, oltre ad altri rilievi emersi sulle aree di stoccaggio, sulle modalità di smaltimento delle ceneri del pulper e di altri materiali pericolosi e sulle emissioni superiori ai limiti di legge in atmosfera;

quale conseguenza delle scelte amministrative assunte in passato, che non hanno tenuto in debito conto le evidenze scientifiche citate, si impennano i costi sociosanitari e il numero delle famiglie distrutte da neoplasie e altre gravi patologie, ormai tristemente diffuse,

impegna il Governo:

1) ad individuare nuovi e più stringenti limiti emissivi per gli impianti di incenerimento dei rifiuti;

2) a chiarire se l’incenerimento aggiuntivo di 130.000 tonnellate annue di rifiuti urbani e assimilati previsto dal piano nazionale degli inceneritori per la Regione Umbria sia programmato nella conca ternana ed in particolare negli impianti di Terni Biomassa Srl e ACEA;

3) ad adottare tutte le iniziative di propria competenza per verificare, anche attraverso l’ISPRA e il NOE, le condizioni di funzionamento degli impianti e la conformità alle vigenti autorizzazioni delle tipologie di combustibili utilizzati dagli impianti di Terni Biomassa Srl e ACEA;

4) in considerazione delle note criticità ambientali e sanitarie della conca ternana, ad avviare un tavolo di confronto con la Regione Umbria indirizzato:

a) all’adozione di iniziative volte alla definitiva chiusura e riconversione ambientale degli impianti ACEA e Terni Biomassa, ribadendo con i fatti la contrarietà all’installazione in Umbria di attività volte all’incenerimento di rifiuti;

b) all’immediato spostamento a Terni delle sedi operative della Direzione ambiente-energia e della Direzione salute, ricollocando, allo stesso modo di altre Regioni, servizi e sezioni proprio laddove le emergenze si presentano e si moltiplicano con una drammaticità plateale e di lunghissima data, rispondendo a insistenti e concrete richieste di puntuali prestazioni pubbliche, assegnando dignità e funzioni alla sede regionale distaccata, da tempo fortemente impoverita di competenze, mezzi, risorse e significato.

 

 

 

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