La pirogallina dalle uova d’oro

L’atteso consiglio comunale straordinario è finalmente arrivato: alla presenza di un gremito pubblico che affollava il cinema Roma, l’AD Pinassi ha illustrato il progetto di rilancio dello stabilimento KME con la tanto agognata “piattaforma energetica”, ovvero il gassificatore di scarto di pulper; per arrivare a questo minimo gesto di  condivisione del progetto con la popolazione si è dovuto passare da uno scontro mediatico con toni davvero aspri con il sindaco Bonini e dunque non lo si può certo considerare un atto di magnanimità né tantomeno di trasparenza da parte dell’azienda, che avrebbe potuto fare spontaneamente un’assemblea pubblica; ma tant’è, questo passa il convento.

Passiamo ai contenuti, partendo dalla fantomatica riduzione delle emissioni; per illustrarla è stato presentato un diagramma a barre nel quale si è mostrata un’emissione inferiore all’attuale autorizzato, a parità di volume produttivo, per ogni tipo di inquinante grazie alle presunte basse emissioni del gassificatore e ai forni elettrici sostitutivi dei forni a gas. Punto. Numeri, ipotesi, esempi? Neanche l’ombra. Ad esempio, se guardiamo le diossine la slide ci dice che il nuovo livello emissivo da autorizzare sarà circa il 40% in meno rispetto all’attuale; ma quanto è l’attuale livello autorizzato? E soprattutto, quanto la nuova tecnologia consentirà di stare sotto questo limite? Se prendiamo ad esempio l’inceneritore di Brescia, le sue emissioni di diossina a metro cubo sono più di dieci volte inferiori al limite autorizzato, e anche così la quantità totale emessa è enorme considerando i milioni di metri cubi di fumi emessi giornalmente, altro dato che ci piacerebbe sapere e che non è presente nelle slides. Se guardiamo poi a quello che è l’inquinante più pericoloso, le polveri, la riduzione sembra assolutamente trascurabile.

Ci piacerebbe poi sapere come sia possibile paragonare i livelli di emissione autorizzati attuali da attività di fonderia con quelli derivanti dallo smaltimento dei rifiuti, un’attività completamente diversa e per la quale KME non ha attualmente alcuna autorizzazione e quindi nessun livello di emissione comparabile.

Riguardo al traffico pesante, Pinassi ipotizza circa 12 camion in più al giorno per il trasporto del pulper; “Studieremo soluzioni dall’impatto meno pesante anche su questo aspetto”, ha dichiarato, pur escludendo il ricorso alla ferrovia per motivi economici. Nell’attesa di capire ci sembra che quanto presentato sia del tutto insufficiente, per non dire gravemente carente.

Anche sull’impianto in sé stesso le contraddizioni non mancano: si parla di una “tecnologia consolidata” quando in Italia, come ammesso da Pinassi, non esiste alcun gassificatore di rifiuti industriali; per quanto riguarda quelli situati all’estero, ribadiamo come a noi non risultino impianti di questa dimensione per un rifiuto complesso come il pulper di cartiera, che è una miscela di biomassa e materiali vari (plastiche e metalli) molto eterogenea e indicata da tutti gli esperti che conosciamo come fortemente inadatta a questo processo.

Passando all’analisi della situazione economica di KME, è stato evidenziato dal 2016 un forte miglioramento della redditività dell’azienda, addirittura per il 2018 si prevede un flusso di cassa netto di 6,4 milioni di euro, un risultato che di questi tempi dovrebbe mettere al riparo da qualsiasi timore, dunque non si capisce di quali problemi di competitività si parli.

Nonostante lo sgravio di due milioni di euro ricevuto nel 2018, Pinassi lamenta un maggior costo dell’energia rispetto alla Germania di circa 20€/MWH e da qui la presunta necessità di azzerare i suoi costi energetici con l’autoproduzione gratuita di energia; insomma per uccidere una zanzara, gli spariamo una cannonata. Bene ha fatto il sindaco Bonini a ricordare come un uso di fonti alternative, sebbene non possa coprire tutto il fabbisogno energetico dello stabilimento, può comunque colmare questo gap; né si capisce perché mai un’azienda energivora debba avere energia gratis (o addirittura guadagnarci come ricordato dal consigliere Mastronaldi) per essere competitiva, seguendo questo ragionamento tutte le cartiere e le altre industrie metallurgiche italiane che se la pagano, dovrebbero chiudere da un giorno all’altro.

Tutto ciò è sufficiente per adombrare il sospetto che il vero scopo di KME possa essere, o comunque divenire in futuro, quello del business dei rifiuti, visto che lo stesso Pinassi ha ammesso circa 11 milioni di euro di ricavo da smaltimento, dicendo che serviranno a “ripagare l’investimento in circa una decina di anni”; considerando che ammonta a circa 70 milioni di euro, ciò significa che i costi legati alla gestione dell’impianto (personale, manutenzione e smaltimenti scorie) assommano a circa 4 milioni, da cui il beneficio netto di 7 milioni annui: una cifra comunque colossale. Tuttavia segnaliamo un errore da matita rossa a qualsiasi esame di finanza aziendale: per calcolare il tempo di recupero, bisogna sommare alle maggiori entrate da smaltimento anche le minori uscite per il risparmio sul costo energetico, circa 10 milioni di euro annui; quindi in realtà il beneficio totale assomma a 17 milioni di euro e il tempo di recupero in soli 4 anni; da lì in poi il guadagno per l’azienda sarebbe davvero mostruoso, una gallina dalle uova d’oro più simile a un dinosauro in questo caso.

Come non commentare poi l’ennesimo valzer di cifre sullo scarto di pulper del distretto cartario lucchese, abbiamo appreso da KME che ammonta a 200.000 tonnellate annue di cui l’impianto consumerebbe la metà, mentre la cifra sempre mostrata fino ad oggi dal distretto era di 100-120.000 tonnellate, alla quale ovviamente ci atteniamo; la realtà è che per funzionare a pieno regime l’impianto dovrebbe gassificare l’intera produzione di pulper della lucchesia. Domanda: una volta entrato in fase industriale il progetto Ecopulplast, che andrà a riutilizzare la parte plastica del pulper che è quella a maggior potere calorifico e quindi più preziosa anche per il gassificatore, da dove spunterà il pulper mancante? Lo importeremo da altri distretti cartari? O verrà usato altro combustibile, magari rifiuti solidi urbani o altro anche questi importati? Proprio un bell’esempio di economia circolare.

Per finire, non possiamo non apprezzare la chiara presa di posizione del Sindaco Bonini e del consiglio comunale, contrario alla realizzazione di questa opera, nonché la nobile intenzione di unire tutti i sindaci di Mediavalle e Garfagnana su questa posizione; speriamo che l’azienda non forzi la mano bypassando il territorio e si metta a un tavolo per cercare ipotesi alternative; una guerra aperta contro le amministrazioni locali e migliaia di cittadini non conviene a nessuno.

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