La Valle dei Barbari
Valerio Amadei, sindaco di Coreglia, ha recentemente dichiarato di sentirsi amareggiato per il “progressivo imbarbarimento” del dibattito che si sta sviluppando attorno alla questione del gassificatore di KME; speriamo che le sue lamentele si rivolgano sopratutto ai furibondi articoli nei quali qualcuno insultava sia il suo collega di Barga, Marco Bonini, dandogli del NO VAX-NO TAP-NO TUTTO, sia i sottoscritti, accusandoci di difendere non si sa quali imprecisati interessi (a proposito, siamo ancora in attesa di nomi e cognomi o di scuse ufficiali a queste deliranti accuse); se invece le accuse di “alzare barricate ideologiche” o di fare “propaganda urlata” fossero rivolte al nostro movimento, in specie dopo aver invitato i sindaci a prendere una chiara posizione sulla questione, le rimandiamo immediatamente al mittente.
Il Movimento la Libellula non ha mai alzato barriere ideologiche, ma ha sempre assunto posizioni basate sui dati e sull’evidenza scientifica e il nostro invito è rivolto ai sindaci in quanto, per legge, responsabili della salute dei rispettivi cittadini; continuare a ripararsi dietro all’attesa della presentazione ufficiale del progetto non è più sostenibile, il progetto è stato presentato di fatto il 6 agosto e soprattutto è emersa, chiara, la volontà di bypassare qualsivoglia istituzione locale, per cui cos’altro dovremmo aspettare? Che sulle loro carte scrivano che il gassificatore non emetterà magicamente inquinanti e che respireremo profumo di mughetto? No, i responsabili della salute devono esprimersi qui e ora.
Se Amadei si fida dei famosi “limiti di legge” che la Regione dovrà controllare, sappia che questi nulla hanno a che fare con la tutela della salute: abbiamo più volte mostrato ai nostri incontri che i suddetti limiti non riguardano la salute, ma hanno natura tecnico-economica, ovvero sono riferiti alle migliori tecnologie disponibili a costi sostenibili per l’azienda, il che non significa affatto che non inquineranno; abbiamo spiegato ormai decine di volte che i filtri non sono in grado di bloccare il particolato fine e ultrafine, che gli inquinanti si formano anche per condensa fuori dai camini, che i limiti sono solo in concentrazione per metro cubo di fumi, indipendentemente dai volumi totali emessi; le prove che anche gli impianti a “norma di legge” uccidono sono ormai molteplici.
Abbiamo già scritto del caso dell’inceneritore di Arezzo, un impianto di modeste dimensioni e ben gestito, eppure fonte di alti tassi di mortalità e ricovero per alcuni tipi di malattie (in particolare cardiovascolari e respiratorie) secondo uno studio del 2016 uscito sulla rivista Epidemiologia&Prevenzione; un’altra ricerca uscita recentemente e che ha destato molto scalpore è stata quella dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR sugli effetti dell’esposizione alle principali fonti di inquinamento a Pisa, con particolare riferimento all’inceneritore di Ospedaletto, liberamente disponibile in rete qui.
La situazione è molto simile: anche in questo caso siamo di fronte a un inceneritore di modeste dimensioni (circa 45.000 tons annue trattate rispetto alle 120.000 dichiarate per quello di KME) e con valori emissivi molto inferiori a quelli di legge (si veda ad esempio l’ultima dichiarazione ambientale disponibile qui); inutile poi sottolineare la differenza orografica e climatica tra la nostra valle chiusa e l’area pisana, vicino al mare, aperta e notevolmente più ventilata; eppure, nonostante questo, la “musica” è sempre la solita, nel caso specifico (pag. 33) è scritto testualmente “dall’analisi della mortalità per esposizione ad inceneritore si osservano tra gli uomini della classe a più alta esposizione un eccesso del 9% della mortalità generale, del 10% per cause naturali, del 79% per tumore al sistema linfoemopoietico e del 21% per le malattie del sistema circolatorio; tra le donne si rileva un eccesso del 152% della mortalità per malattie respiratorie acute”; simili conclusioni (pag. 39) per i ricoveri ospedalieri dove abbiamo eccessi “per tumore del sistema linfoemopoietico, leucemie, linfomi Non-Hodgkin e tumore di trachea-bronchi-polmoni”; lapidaria la conclusione (pag. 51): “Tra le fonti di emissione considerate (inceneritore, industrie, traffico veicolare), i segnali più numerosi sono emersi a carico dell’inceneritore“, con buona pace degli scienziati del web che attribuiscono tutto solo al traffico (che comunque questo progetto farà aumentare e non poco).
Certo che nel 2018 l’attenzione per l’ambiente e lo sviluppo economico devono coesistere: ma non certo in questo modo, anche perché non ci risulta che il riavvio delle acciaierie di Piombino, tanto per citare uno degli esempi di Amadei, sia avvenuto tramite un pirogassificatore; eppure non si potrà negare che un’acciaieria che andrà a produrre a regime 3 milioni di tonnellate di prodotto (“lievemente” di più di quelle di KME), di energia ne avrà bisogno eccome, ma guarda un po’ lì non abbiamo sentito parlare di insormontabili difficoltà dovute agli alti costi energetici italiani; così come ci risulta che l’azienda energivora più grossa del comune di Coreglia, l’energia se la compra tranquillamente sulla rete.
Di fronte a tutto questo, ribadiamo che ci aspettiamo delle risposte chiare da coloro che sono i responsabili della nostra salute, cosa che ci dispiace non aver constatato affatto nelle parole del primo cittadino di Coreglia; a tal proposito guardiamo con interesse a quanto emergera’ dalla giornata di lavoro del PD barghigiano denominata “Barga Futura” che si terra’ a Renaio sabato 15 settembre e alla quale parteciperanno importanti esponenti del partito, in special modo coloro che siedono in Regione.
Ci auguriamo che il partito che attualmente governa gran parte del nostro territorio trovi finalmente una posizione unitaria su questa questione a sostegno di quella del sindaco Bonini, dopo che a dichiarazioni di contrarieta’ piu’ o meno convinte rilasciate da alcuni esponenti, si sono alternati imbarazzanti silenzi e bizzarri attendismi che svelano quanto sia ancora grande la confusione interna riguardo al tema.